Riportiamo di seguito l’articolo de “L’Eco del Sud” che racconta il progetto “Dignità e lavoro” promosso dal Cirs.
Chi dice donna vittima di violenza, di emarginazione, dice Cirs, Centro italiano di reinserimento sociale, con sedi in tutta Italia, e a Messina ne ha una attivissima sotto la guida di Maria Celeste Celi, già presidentessa nazionale del Cirs.
E lunedì 25 novembre, in occasione della celebrazione della giornata contro la violenza sulle donna, il Cirs di Messina sarà presente in città organizzando un incontro nella sede dell’associazione, in via 24 Maggio, con personalità istituzionali e la stampa cittadina.
Tutti insieme per parlare di donne vittime di violenza, ma non solo questo. Perché Il Cirs ha pensato anche a un momento conviviale, in cui protagoniste saranno le stesse ospiti della struttura: daranno prova che il Centro non significa solo accoglienza, un tetto sopra la testa e un pasto caldo, ma, soprattutto, significa ‘Reinserimento sociale’.
Perché ai fornelli, impegnate nella preparazione delle pietanze, ci saranno loro. Loro che sono state avviate a un mestiere che non smetterà mai di esistere: cucinare. Per questo motivo, lunedì 25, sarà anche messo a disposizione degli intervenuti un libro delle loro ricette, a cura dell’architetto Renato Arrigo, già presentato al Taobuk. Alle ricette di ciascuna donna verrà affiancata la singola storia di ognuna.
Ma l’incontro sarà anche l’occasione perché sappiano di non essere sole ad affrontare il futuro, che le istituzioni sono con loro. Lunedì 25, infatti, saranno presenti gli assessori comunali Carlotta Previti e Alessandra Calafiore, in segno della partecipazione al progetto di recupero sì portato avanti dal Cirs ma con l’occhio benevolo di un governo cittadino che non si tira indietro quando si tratta di dare una mano a sostegno di un’associazione che ha dimostrato, negli anni, di meritare a pieno titolo la funzione di ‘Reinserimento sociale’.
Un sostegno che Maria Celeste Celi confida arrivi anche dalla fascia imprenditoriale cittadina: “Non solo sotto la formula delle più comune beneficenza – spiega Celi – ma perché svolgano una funzione veicolante dei prodotti, culinari o artigianali, che le donne ospiti della struttura realizzeranno. Perché per chi vuol tentare la risalita non c’è miglior sostegno di colui che crede in lei/lui. Ecco perchè lo abbiamo chiamato ‘Progetto Dignità e Lavoro’”.
Il ‘Progetto Dignità e Lavoro’ riguarda anche il settore artigianale, è infatti in allestimento un laboratorio di antichi mestieri.